giovedì 28 giugno 2007

IL SENSO DELLA MADRE

"Vergine Madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

3 termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ’l suo fattore

6 non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’etterna pace

9 così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face

di caritate, e giuso, intra ’ mortali,

12 se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre,

15 sua disïanza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre

a chi domanda, ma molte fïate

18 liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,

in te magnificenza, in te s’aduna

21 quantunque in creatura è di bontate.

Or questi, che da l’infima lacuna

de l’universo infin qui ha vedute

24 le vite spiritali ad una ad una,

supplica a te, per grazia, di virtute

tanto, che possa con li occhi levarsi

27 più alto verso l’ultima salute.

E io, che mai per mio veder non arsi

più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi

30 ti porgo, e priego che non sieno scarsi,

perché tu ogne nube li disleghi

di sua mortalità co’ prieghi tuoi,

33 sì che ’l sommo piacer li si dispieghi.

Ancor ti priego, regina, che puoi

ciò che tu vuoli, che conservi sani,

36 dopo tanto veder, li affetti suoi.

Vinca tua guardia i movimenti umani:

vedi Beatrice con quanti beati

39 per li miei prieghi ti chiudon le mani!".

Li occhi da Dio diletti e venerati,

fissi ne l’orator, ne dimostraro

42 quanto i devoti prieghi le son grati;

indi a l’etterno lume s’addrizzaro,

nel qual non si dee creder che s’invii

45 per creatura l’occhio tanto chiaro.

E io ch’al fine di tutt’i disii

appropinquava, sì com’io dovea,

48 l’ardor del desiderio in me finii.

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